mercoledì 21 aprile 2021

|Recensione| Finché il caffè è caldo - Toshikazu Kawaguchi

 


Casa editrice: Garzanti
Prezzo cartaceo: 16,00 €
Prezzo digitale: 9,99 €
Pagine:177
Traduzione: Claudia Marseguerra


In Giappone c'è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l'unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c'è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kòtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

Abbiamo quattro storie ambientate in una piccola caffetteria del Giappone, diventata famosa negli anni passati per una leggenda metropolitana che però, con il passare degli anni, ha perso la sua attrattiva. Oggi è un caffè frequentato da poche anime, accogliente ma poco affollato.
Qual è la leggenda metropolitana che attirava onde di curiosi? Si diceva che in quella caffetteria si poteva viaggiare nel tempo.

Ok. Tutti ormai conoscono la mia pignoleria riguardo il viaggio nel tempo e, ogni volta che mi ritrovo davanti ai salti temporali, tendo sempre a storcere un po' il naso. 

In questo libro viaggiare nel tempo non è semplice: ci sono regole ferree e grandi rischi, per cui lo si può fare solo una volta nella propria vita. Fin qui mi piace. Devono esserci regole e punti fissi nel tempo, infatti, sin dalle prime pagine scopriamo che tornando nel passato, il presente non potrà essere modificato. Solo per questa regola avrei dato cinque stelline, ma... ci sono dei "ma" abbastanza grandi che non mi hanno fatto apprezzare questo libro.

Più si va avanti nella lettura e più aumentano le domande di cui l'autore non ci da risposta. Chi è la donna vestita di bianco? Perché passa tutto il suo tempo a leggere un romanzo? E perché proprio quella sedia? Magari l'autore voleva lasciare un'aura di mistero, il problema è che più che un mistero io l'ho percepito come un gigantesco buco di trama. E poi, qual è il meccanismo tramite la quale si riesce a viaggiare nel tempo? E perché i personaggi sembrano tutti uguali (a parte il tizio imbronciato)?

Troppe domande e poche risposte. Inoltre non mi è piaciuto lo stile di scrittura, l'ho trovato troppo semplicistico.
Devo spezzare però una lancia a favore della parte emozionale, infatti alcune storie sono molto  toccanti, arrivano dritte al cuore e invitano a riflettere, come la storia di Kei e Nagare. Inoltre ho apprezzato la scelta dei tre orologi appesi nel caffè, come a significare che, in questo romanzo, il tempo è qualcosa di relativo. 

Voi lo avete letto? Lo leggerete?




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