giovedì 15 ottobre 2020

|Recensione| La città invisibile - Monika Peetz


Casa editrice: Corbaccio
Prezzo cartaceo: 18,60 €
Prezzo digitale: 10,99
Pagine: 374
Traduzione: Gabriella Pandolfo


«Questa ragazza ha troppa fantasia…» è il solito, lamentoso ritornello che Lena sente a casa della zia Sonja, dove vive insieme alle due cuginette, e dove si sente una perfetta estranea. La sua migliore amica, Bobbie, sostiene che sia così per tutte le quindicenni, ma Lena sa che per lei è diverso. C’è una ferita nel suo passato che non si rimargina. Aveva solo quattro anni quando i suoi genitori sono morti in un incidente e ogni suo tentativo di sapere qualcosa di più su di loro si infrange contro un muro di silenzio. La zia non vuole raccontarle niente e tutto quello che Lena ha della sua infanzia è una foto di loro tre, felici, sul divano di casa. Poi, un giorno, rovistando in un vecchio scatolone, Lena trova dei ricordi di famiglia, libri, giocattoli e soprattutto un orologio ottagonale, nuovo fiammante, sul quale è incisa una data antecedente alla sua nascita e il suo nome. Dunque c’era una Lena prima di lei nella vita dei suoi? Che cosa nasconde quell’orologio dallo strano quadrante che ripete i numeri da zero a nove? E perché subito dopo che lo ha indossato Lena incontra un affascinante ragazzo dagli occhi di colore diverso che sembra sapere molte cose sul suo conto? È solo l’inizio di un’incredibile avventura che catapulterà Lena in un mondo segreto e misterioso, quello della Città invisibile, in cui dovrà capire di chi può fidarsi davvero e dove forse potrà trovare le risposte che cerca sul suo passato.
Un romanzo potente e visionario, con una protagonista che rimane a lungo nel cuore dei lettori. Una storia intensa che pone una domanda inquietante: che prezzo sei disposto a pagare per cambiare il tuo passato?
  
A discapito di ciò che c'è scritto sopra, questa non sarà una recensione, sarà una lista delle mie perplessità riguardo questo libro (Brace yourselves...).
Ma prima facciamo un quadro generale. Abbiamo Lena, la nostra quattordicenne protagonista che, rimasta orfana, un giorno si ritrova a rovistare tra dei ricordi di famiglia e trova uno strano orologio (cronografo). Grazie a questo oggetto fuori dal comune, Lena inizia ad indagare sull'incidente che ha causato la morte dei suoi genitori, e di cui sua zia non vuole mai parlare. Incontrerà un ragazzo misterioso, che l'aiuterà nella sua avventura e verrà a conoscenza dell'esistenza di una Città Invisibile e dei viaggi nel tempo.

Ora cominciamo con l'elenco delle mie perplessità.

  • Della Città Invisibile sappiamo solo che non è abitata, si tratta solo di un punto di passaggio dove transitano diverse persone con il curioso lavoro di "rimediare" a sfortunati e tragici eventi (che, tra l'altro, questi lavori non sempre vanno a buon fine). Ma questi "abitanti di passaggio" non sono umani, quindi cosa sono? Nessuno ce lo spiega.

  • Questi abitanti (che non abitano lì...) della Città Invisibile, imparano sin da subito come risultare invisibili, o per meglio dire, a non rimanere impressi nella memoria degli umani. Va bene, sono contenta per loro ma non ci viene spiegato da dove vengono (vedi sopra), il come fanno a non rimanere impressi e cosa li spinge a fare questo... Uhm.. Lavoro?

  • Appurato che questi esseri non identificati (chiamiamoli Invisibili) devono passare inosservati, come è possibile non notare uno di loro con i capelli ossigenati, occhi eterocromatici e mantello lungo? Si deve passare inosservato, sarebbe meglio avere tratti e vestiti comuni, che non si imprimano nella mente. Un tizio del genere me lo ricorderei anche dopo vent'anni!
  • La caratteristica principale del cronografo è il viaggio nel tempo. Ho avuto la sensazione che l'autrice l'abbia messo in secondo piano, dando maggior rilievo alla follia (solo così possiamo chiamarla) di Lena e i suoi esperimenti fallimentari con questo benedetto orologio.

  • Ultima perplessità (che non è una perplessità), ho odiato ogni singola decisione che Lena ha preso dalla seconda metà del libro in poi. Io capisco che abbia quattordici anni, che sia goffa, che sia insicura, che sia impacciata... Ma diamine è stupida a livelli imbarazzanti!
L'autrice ha dato molto spazio alla parte emozionale di Lena, i suoi sentimenti verso i genitori che non ha mai conosciuto e il disagio di ritrovarsi in una famiglia dove non si sente ben accetta, a discapito di tutto il resto.
La storia aveva un grandissimo potenziale, ma il mio parere è che non sia stato sfruttato in pieno. Da grande fan di Doctor Who sono molto esigente quando si parla di viaggi nel tempo e questo libro mi ha lasciata molto perplessa (se non si era capito).
Non mi alletta l'idea di leggere i successivi libri della saga (il secondo è uscito ad Aprile 2020), ma nella vita mai dire mai. Per adesso è un grosso NO.


Das Herz der Zeit è composta da:

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