lunedì 6 gennaio 2020

|Recensione| Eleanor Oliphant sta benissimo - Gail Honeyman






  • Casa editrice: Garzanti
  • Prezzo cartaceo: 16,00 €
  • Prezzo digitale: 9,99 €
  • Pagine: 344
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Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: sto benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate. Poi torno a casa e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. 
Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata di mia madre. Mi chiama dalla prigione. Dopo averla sentita, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E all’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie paure, non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene. Anzi: benissimo.


- Come stai?
- Benissimo.
(Nessuno chiede mai il perché, non ce n'è bisogno.)

Sin dalle prime pagine l'autrice ci catapulta nella routine settimanale di Eleanor: ufficio, casa,
telefonata con la mamma e tv (durante la settimana), pizza e vodka (il weekend). Questo romanzo è incentrato su due temi molto importanti e altrettanto sottovalutati, al giorno d'oggi: solitudine e depressione.
Io da sola stavo bene, benissimo,  ma dovevo far felice la mamma e tranquillizzarla affinché mi lasciasse in pace. Unfidanzato - un marito? - poteva essere il rimedio giusto. Non che io avessi bisogno di nessuno. Come ho detto, stavo benissimo.
Eleanor è una donna chiusa, abitudinaria, con un passato drammatico alle spalle che non passa inosservata. A causa del suo aspetto e delle sue stranezze, si trova spesso al centro dell'attenzione, ma le persone non la vedono davvero, anzi la deridono, le parlano alle spalle e la denigrano, perché si tratta di una donna al di fuori dei canoni standard imposti dalla società. Infatti, il pregiudizio è un altro dei temi principali di questo romanzo.
Sono stata al centro di fin troppa attenzione in vita mia. Ignoratemi, passate oltre, non c'è nulla da vedere qui.
Man mano che le pagine scorrono, la protagonista inizia, a poco a poco, ad uscire dal suo guscio e impara a interagire con le persone intorno a lei, ad aprirsi agli altri. In tutto ciò Raymond ha un ruolo importante in questa evoluzione. Inizialmente mal giudicato da lei, porterà Eleanor a spezzare la routine che aveva costruito negli anni.
Sentivo il calore nel punto in cui si era posata la sua mano: era stato solo un momento ma aveva lasciato un'impronta calda, quasi come fosse stata visibile. Una mano umana aveva esattamente il peso giusto e la temperatura giusta per toccare un'altra persona.

I dialoghi e le (in)capacità sociali di Eleanor Oliphant mi hanno fatta sorridere, qualche passaggio anche ridere di gusto, perché si tratta di una donna senza peli sulla lingua. Il suo punto di vista riguardo la cotta per il musicista è stato esilarante!
Un po' mi ricordava la fusione tra la dottoressa Brennan della serie tv "Bones" (donna molto intelligente ma poco capace di relazionarsi socialmente), con Sheldon di Big Bang Theory.

Il libro è scorrevole, a volte un po' lento, e la narrazione è semplice. Nonostante gli argomenti trattati siano non proprio leggeri, non appesantiscono la lettura.
Eleanor mi ha incuriosita sin da subito. Non l'ho amata immediatamente, ho dovuto conoscerla un po' prima di affezionarmi ma, con il passare delle pagine, ha avuto il giusto apprezzamento che meritava da parte mia. Una cosa che ho mal digerito è il finale, che mi è sembrato troppo sbrigativo per l'andamento della narrazione nel resto del libro.
Nel complesso non è un libro che tutti possono apprezzare, ci vuole una certa dose di sensibilità ed emotività.

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