venerdì 8 novembre 2019

|Recensione| Una ragazza affidabile - Silena Santoni






  • Casa Editrice: Giunti
  • Prezzo cartaceo: 14,40 €
  • Prezzo digitale: 6,99 €
  • Pagine: 269







Un'eredità inattesa costringe Agnese a tornare a Firenze, la città in cui è nata e cresciuta e da cui è fuggita molti anni prima. Qui l'attende la sorella Micaela, che non vede da anni. La vita di Micaela ha seguito un percorso assai diverso, lontanissimo dalle scelte che Agnese ha fatto per sé: una vita tranquilla e sicura nella provinciale Ancona, un bravo marito benestante, due figlie allevate nell'agio, tutti valori che Micaela, sola, senza un'occupazione fissa, precaria per vocazione e per convinzione, irride. Attraverso un confronto che assume sempre più il carattere dello scontro, Agnese rivive, sullo sfondo dell'Italia degli anni Sessanta e Settanta, i ricordi dell'infanzia e della giovinezza: l'impegno nello studio, la lotta contro l'obesità, l'attrazione che evolve in amore per il cugino Sergio, il rapporto
complesso con la sorella, l'invidia, mai del tutto riconosciuta, per quella propensione di Micaela a cavalcare le tumultuose vicende del suo tempo con naturalezza e incoscienza. Sembra un romanzo classico su uno dei temi narrativi ed esistenziali più archetipici: la conflittualità che spesso caratterizza i legami tra sorelle dal carattere opposto - una tranquilla e disciplinata, l'altra seduttiva e ribelle - e la resa dei conti che finalmente arriva dopo anni di incomprensioni e di silenzi.


Micaela e Agnese sono due sorelle che non si vedono da anni ma, la notizia di un'eredità inaspettata, le fa ricongiungere nella loro città natale, Firenze. Le due sorelle sono sempre state diverse l'una dall'altra, prendendo anche percorsi di vita completamente differenti: Agnese, la sorella minore, è sempre stata
tranquilla e disciplinata, ha fatto carriera, ha una vita agiata, è sposata ed ha due figlie; Micaela, la maggiore, è da sempre ribelle e trasgressiva, conduce una vita precaria e solitaria in un monolocale dimesso.

Michaela è ad aspettarmi sulla banchina della stazione. La individuo tra la folla mentre il mio vagone la supera di qualche metro. Scendo i gradini e mi ha quasi raggiunta. Rimaniamo l'una di fronte all'altra senza sapere cosa dire.
 [...]
 Ha i capelli grigi, raccolti in una treccia che le arriva a metà schiena. detesto questa trasandatezza in una donna di sessant'anni, ma devo riconoscere che a lei stanno bene, le conferiscono un'aria da aristocratica di campagna. Per il resto non è granché cambiata. Stesso fisico snello, stessi occhi immensi e luminosi.

Questa breve ma forzata convivenza porta a galla vecchi rancori, litigi e incomprensioni del passato. Mentre Agnese si immerge in questo viaggio della memoria, ha un altro problema da risolvere: le sue due figlie, in vacanza insieme, non sono raggiungibili telefonicamente e non si fanno vive da giorni.


Il romanzo oscilla tra la Firenze del presente e la Firenze del passato, tra gli anni di piombo e i moti studenteschi degli anni '60/'70 (a cui Michaela partecipa con entusiasmo, a differenza di Agnese). C'è anche un terza parte temporale che ci catapulta a Bolzano, apparentemente estranea alla storia, ma che soltanto ai capitoli finali farà chiudere il cerchio narrativo.
La narrazione è molto scorrevole e coinvolgente, ho apprezzato molto il modo in cui l'autrice cerca, attraverso i flashback, di confondere il lettore, accompagnandolo fino al colpo di scena finale.

Voto: 🌟🌟🌟☆☆

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